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DOMANDE FREQUENTI

Andare a parlare della propria vita con qualcuno è una decisione che si elabora un po’ alla volta, ma chiedere aiuto è il primo passo per stare meglio. La mia speranza è che con qualche informazione in più la decisione di prendere un appuntamento possa sembrare meno "un salto verso l'ignoto", che spesso spaventa e dissuade dal tentare un cambiamento. In questa pagina troverete quindi la risposta ad alcune domande che frequentemente mi sono state poste.

COSA VUOL DIRE ORIENTAMENTO PSICOANALITICO?

L’orientamento di uno psicologo o di uno psicoterapeuta è il suo approccio teorico e pratico al paziente, e indica il suo modo di leggere le difficoltà che vengono portate in seduta.
Fondamentale per l’orientamento psicoanalitico è il concetto di inconscio, secondo cui vissuti, pensieri e comportamenti sono influenzati da ciò che vive in noi inconsapevolmente, e che ne detiene il senso. Questo approccio trova quindi la sua specificità nel rivolgersi agli aspetti più profondi del mondo interno della persona, che viene considerata nella sua interezza e complessità, e cerca di andare alla radice delle cause del malessere che la limita o la fa soffrire. L’obiettivo è accompagnare nell’acquisizione di una maggiore consapevolezza sul proprio funzionamento mentale, analizzare i propri vissuti per attribuire ad essi nuovi significati e produrre cambiamenti stabili che non sono semplicemente relativi alla rimozione del sintomo manifesto. Tutto questo avviene in un contesto sicuro e protetto, con particolare attenzione alle interazioni all’interno della relazione tra professionista e paziente.

COSA DEVO ASPETTARMI DALLA PRIMA SEDUTA?

Quando incontro una persona per la prima volta, chiedo di raccontare cosa l’ha portata ad essere nel mio studio proprio in quel momento di vita. Spesso sono presenti eventi scatenanti che hanno creato dolore e fatica, o l’esordio di un sintomo, mentre altre volte una lunga riflessione ha acceso la consapevolezza di avere bisogno di un aiuto. Ogni persona porta una sua storia, unica e meritevole di essere accolta con cura e attenzione. Nel corso del colloquio avrò modo di raccogliere informazioni per cercare di comprendere e definire il problema, proporrò un periodo di valutazione per capire quale tipo di percorso potrebbe essere il più indicato secondo la mia esperienza. Ne parleremo insieme, e concorderemo dei possibili obiettivi. Parleremo inoltre degli aspetti più “pratici” del nostro rapporto, ovvero la durata delle sedute, la frequenza, gli aspetti economici, e le caratteristiche che contraddistinguono la relazione particolare che intercorre tra paziente e professionista. La stanza dello psicoterapeuta, infatti, non sarà soltanto il luogo fisico in cui poter raccontare e raccontarsi, ma anche il luogo simbolico in cui potersi prendere finalmente cura di se stessi, in un contesto sicuro, accogliente e non giudicante.

QUANTO COSTA UNA SEDUTA? QUANTE DOVRÒ FARNE PER RISOLVERE IL PROBLEMA?

La decisione di intraprendere un percorso psicologico o una psicoterapia consiste in una scelta impegnativa, sia emotivamente che economicamente, anche se si tratta di un investimento sulla propria salute. Per questo motivo durante la prima seduta verranno esplicitate le tariffe, che differiscono a seconda del tipo di intervento ma si pongono nella fascia di onorario medio previsto dal Nomenclatore Nazionale dell'Ordine degli Psicologi (che, seppur abolito, costituisce comunque un punto di riferimento). È possibile effettuare il pagamento in contanti o tramite Bancomat, Carta di Credito o bonifico. Le prestazioni rese da psicologi e psicoterapeuti per finalità cliniche sono prestazioni sanitarie, pertanto sono esenti IVA e per i soggetti che le ricevono è prevista la loro detraibilità nella ragione del 19%, purché appositamente documentate (da Gennaio 2020 solamente se saldate tramite pagamento tracciabile).
La durata dell'intero processo di cura e di cambiamento è oggettivamente variabile in base alle difficoltà portate e difficilmente prevedibile a priori, dal momento che segue i tempi interni dell'individuo. Ciò che permette di averne un’idea è la valutazione in itinere dell’andamento del percorso, motivo per cui ci confronteremo periodicamente su come sta andando.

LO PSICOLOGO PSICOTERAPEUTA È TENUTO AL SEGRETO PROFESSIONALE?

Ogni psicologo è strettamente tenuto al segreto professionale, pertanto non rivela notizie, fatti o informazioni apprese in ragione del suo rapporto professionale, né informa circa le prestazioni professionali effettuate o programmate. Ogni dato sensibile o informazione trasmessa sarà trattata nel rispetto delle norme della privacy, secondo i principi di trasparenza, correttezza e tutela della riservatezza e dei diritti. Nessuna informazione sarà riportata a terzi in mancanza del vostro consenso. La deroga all’obbligo di riservatezza può avvenire solo in presenza di un valido e dimostrabile consenso del paziente, o per ordine dell’Autorità Giudiziaria, o nel caso in cui ravvisi che si prospettino dei gravi pericoli per la vita o per la salute psicofisica del paziente stesso e/o di terzi. In questi casi e nei casi di obbligo di denuncia o di referto, lo psicologo riferisce lo stretto necessario ai fini della tutela del soggetto, che resta sempre e comunque la priorità.
Nel corso della prima seduta vi verrà fornita una copia del modulo per l’autorizzazione al trattamento dei dati personali e del consenso informato alla consulenza psicologica che avrete firmato, e di cui avremo parlato insieme, in modo da poterla conservare e consultare al bisogno.

UN MINORE PUÒ PRENDERE UN APPUNTAMENTO?

Come riportato nell’art. 31 del Codice Deontologico, per poter incontrare un minore è necessario che lo psicologo psicoterapeuta incontri chi ha la potestà genitoriale o la tutela per un colloquio conoscitivo ed esplicativo riguardo alle modalità di lavoro e di intervento, in occasione del quale si acquisisce la firma relativa al consenso alla presa in carico. Il professionista però deve sempre tutelare la salute di chi vi si rivolge e rispettare le esigenze di riservatezza. Quindi, se ritiene che il suo silenzio non sia pregiudizievole per l'incolumità del minore, il professionista continua ad avere la facoltà e il dovere etico di garantirgli assoluta discrezione, e non è tenuto ad informare la famiglia sui contenuti emersi durante le sedute, ma solo sullo stato di salute generale del paziente. L’interesse è sempre instaurare un rapporto di fiducia col paziente, minore o adulto che sia. Al tempo stesso, lo psicologo psicoterapeuta non è alleato del figlio e nemico del genitore, semmai è il ponte che prova ad avvicinarli, e quindi un loro coinvolgimento va sempre suggerito al paziente minorenne quando viene reputato utile. In questi casi si può concordare insieme al minore stesso la modalità di contatto con i suoi genitori e i contenuti della comunicazione.

Non riuscite a trovare risposta ad una vostra domanda? Non esitate a contattarmi.

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